Nasce il progetto dell’Università della Montagna per contrastare lo spopolamento delle Dolomiti e la crisi delle economie montane dovuta al Covid.
Oramai noto che negli ultimi decenni le zone di montagna si sono sempre più spopolate. La crisi economica, la carenza di infrastrutture e, ultimo in ordine cronologico, il Covid che ha paralizzato il settore alberghiero, hanno progressivamente spinto le persone a spostarsi verso i centri urbani.
In particolare la zona dolomitica del bellunese ha perso oltre mille residenti solo negli ultimi dodici mesi. Sono soprattutto i giovani ad abbandonare di più quelle aree, preferendo realtà che offrano loro maggiori possibilità di formazione e lavoro.
Per questo motivo è in cantiere un progetto per la realizzazione di una Università della Montagna che rilanci l’attrattiva dei territori più rurali sulle vette d’Italia.
La proposta è partita dal direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello e ha raccolto da subito il consenso bipartisan della politica.
Il presidente del Veneto Luca Zaia si è già detto favorevole ad una formula che metta in collaborazione più atenei della regione. A fargli eco ci ha pensato il deputato proprio della provincia di Belluno Roger De Menech.
Fulcro del progetto potrebbe essere la perla delle Dolomiti, Cortina d’Ampezzo. Centro di eccellenza turistica e anche sportiva (quest’anno ospiterà i mondiali di sci e nel 2026 co-organizzerà le Olimpiadi invernali insieme a Milano), potrebbe diventare lei la sede dell’Accademia della Montagna.
Nello stesso territorio esistono già aziende manifatturiere e specializzate nell’alta tecnologia. Queste aiuterebbero i poli universitari a realizzare un vero e proprio indotto intorno ad essi. Potrebbero fungere da volano, secondo gli intenti dei promotori, per attirare studenti desiderosi di approfondire argomenti quali la sostenibilità ambientale o il rischio idrogeologico, in un luogo dove maggiormente se ne manifestano le conseguenze.
Giovedì, 14 gennaio 2021