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Polemica strada Fuipiano-Taleggio. “Quando l’asfalto è meglio della polvere”

Asfaltare e aprire a tutti la strada rurale Fuipiano Imagna-Morterone-Culmine di San Pietro (Val Taleggio)? Il previsto finanziamento regionale di 4,8 milioni di euro ha sollevato nei giorni scorsi un autentico polverone politico-mediatico. Chi è favorevole (Comuni, Centro studi Valle Imagna, in primis) sostiene la funzionalità della strada (turistico-economico-sociale) e il riconoscimento dell’identità culturale dell’area; chi è contro, (soprattutto le associazioni ambientaliste) parla in genere di scempio alla natura o spreco di risorse.

Sulla querelle – a favore – interviene ora con una lunga, dettagliata e documentata analisi lo studioso milanese Michele Corti, docente di zootecnica montana all’Università di Milano e già assessore regionale all’Agricoltura, profondo conoscitore del mondo rurale e caseario lombardo (qui tutto il suo intervento: https://www.ruralpini.it/Strada-bergamina.html?fbclid=IwAR26pE-xg4uF1gsdl-QDEjZVds6MqpAElA_PkAcpKRA7AYQxIt2AUzwoXcc.)

Corti ricorda, per esempio, come l’intervento di asfaltatura previsto, riguardi 8 dei 16 chilometri della strada (otto sono già asfaltati), a quote non superiori di 1.300 metri.

“Debolissime – scrive Corti – sono le motivazione dei critici  di un intervento di asfaltatura di 8,7 chilometri di tracciato (8,2 sono già asfaltati) a quote che non superano i 1.300 metri. Deboli quando si appellano alle valenze naturalistiche del sito qui rappresentate da una “foresta” frutto di rimboschimenti artificiali (con conifere estranee all’ambiente) e dalla spontanea trasformazione in bosco di cedui e pascoli. Deboli quando si richiamano all’esigenza di riempire prima le buche delle strade esistenti. Forti, fortissime sono, invece, le motivazioni di chi, sottolinea la straordinaria valenza storico-culturale del collegamento: una vera via della transumanza bergamina, suscettibile di valorizzare l’epicentro di una cultura casearia che si è irradiata da qui, tra XIV e XX secolo, verso il Veneto, l’Emilia, il Piemonte e che, proprio qui, ha visto la nascita, dopo il 1880, dell’industria casearia italiana. Stiamo parlando di un comprensorio caseario che è forse il più importante al mondo, già  insignito del riconoscimento Unesco per Bergamo smart city of gastronomy grazie alle Cheese valleys delle Orobie e alla transumanza dei bergamini che è alla base della tradizione casearia di questo angolo delle Alpi”.

Nella mappa i tratti da asfaltare sono indicati in blu. Quelli in giallo sono già asfaltati o con fondo in misto cementato (la strada forestale in comune di Brumano, che rappresenta il primo tratto del percorso per Morterone). I confini comunali dei comuni lecchesi sono indicati con puntinatira, quelli dei comuni bergamaschi con tratteggio.

QUANDO L’ASFALTO E’ MEGLIO

Approfondito anche il ragionamento sull’asfalto, uno dei motivi che ha, invece, sollevato il no alla strada degli ambientalisti.

“Dove le pendenze diventano importanti il mantenere il fondo sterrato per un puntiglio ideologico (“l’asfalto e il cemento impermeabilizzano”) comporta costi e disagi inutili.  Sono le modalità di realizzazione e la manutenzione delle strade (“bianche” o “nere” che siano) a determinare l’efficienza dello sgrondo delle acqua piovane: una strada bianca in cattivo stato può trasformarsi in un torrente e contribuire peggio di una asfaltata a gonfiare i corsi d’acqua. Ma poi, in casi di forti piogge, che differenze ci sono tra asfalto e terra battuta? L’acqua non è assorbita né dall’uno né dall’altra, e quello che conta è la regimazione dei flussi” (…) “Quando lo stato delle strade diventa precario, anche le scarpate sono esposte a rischio di erosione e innesco di smottamenti. Il tipo di veicoli in transito determina la minore suscettibilità ai danni: i veicoli senza trazione integrale, causa la minore aderenza e il più facile slittamento delle ruote, possono contribuire al deterioramento del manto stradale. Ragione per la quale se si pensa a un transito, sia pure limitato e regolamentato di mezzi con due solo ruote motrici e alle motociclette è bene optare per l’asfalto“.


“Le posizioni “puriste” (diffuse anche tra i forestali) non hanno alla base una seria motivazione ambientale – continua Corti -. Sono posizioni idelogiche che non tengono conto delle condizioni specifiche (pendenze, fattori climatici, utenze) per affermare il principio: asfalto è brutto, strada bianca è bella. Alla base c’è quel malinteso richiamo al “naturale” che gioca nel determinare dei riflessi condizionati (di tipo pavloviano). Lo sa bene il marketing che, oggi, fa leva continuamente sul richiamo alla naturalità per vendere qualcosa che potrebbe avere anche impatti ambientali gravi. Conta l’evocazione, la suggestione. L’asfalto, nero come il petrolio da cui deriva, si è caricato di connotazioni negative. Come non pensare all’espressione letteraria “giungla d’asfalto” entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo con il film di John Huston del 1950. La giungla d’asfalto viene contrapposta ai prati verdi, quelli dove Celentano camminava a piedi nudi; per poi “respirare il cemento”. (…) “Mangiare la polvere“, ecco un modo di dire che sta sparendo o che, comunque, non viene più ricollegata al significato originario. Se, in tempo di piogge, le strade “bianche” del passato erano spesso trappole di fango, tanto che per evitarlo si dovevano continuamente inghiaiare, in estate  erano un inferno di polvere, vere e proprie nuvole  che si sollevavano al passaggio dei veicoli. Chi è nato dopo gli anni Cinquanta-Sessanta non ha di questi ricordi e impreca contro l’asfalto. Il fatto è che chi abita in città dà per scontati tutti i vantaggi della vita nella “giungla d’asfalto” e anela alla Natura. Ma non sopporta la campagna “reale” (la polvere, il canto del gallo, le campane che suonano, gli insetti), vuole consumare una Natura a suo gusto e comodo: la passeggiata nel prato con il sole, senza caldo né freddo, né insetti. Vuole l’idillio, la strada campestre sterrata senza polvere né fango, vuole le cose a sua misura, quando e come desidera, vuole il presepe, ma gli verrebbe subito ad ubbia se dovesse viverci”.

Martedì 28 dicembre 2021

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