Quest’anno il Natale non sarà simile a quelli che abbiamo festeggiato durante il corso di tutta la nostra vita: sarà un Natale silenzioso, modesto, quasi triste con tanti posti a tavola vuoti e con il ricordo di chi non c’è più.
Sarà forse un Natale meno chiassoso, senza tanta ipocrita allegria, prudente nel non indulgere al consumismo, più intimo e raccolto intorno al nucleo familiare più stretto. Meno persone intorno al focolare ma ci penseranno i telefonini o il computer, con la loro realtà virtuale alla quale ci stanno abituando, a tenere calde le linee di comunicazione.
Ai miei tempi (si dice sempre così quando le primavere stanno diventando troppe), questa era una festa speciale, la seconda per importanza dopo la Santa Lucia dei bergamaschi: si sentiva nell’aria l’attesa, l’ottimismo, la serenità che regnava anche nelle case più umili, la speranza che spesso era forte e rocciosa come una certezza che il domani sarebbe stato per tutti migliore.
Alla radio i canti natalizi, le zampogne e le voci bianche che rispondevano all’unisono al tintinnio dei campanellini delle slitte di Babbo Natale, in TV i film per ragazzi nei quali trionfava sempre la bontà insieme con il buon esempio e quella magia, quel mix di emozioni e sentimento che accompagnava la notte più santa del mondo.
Era Natale la notte della vigilia, con il cuore gonfio ad ascoltare il miracolo della vita racchiuso in un piccolo Bimbo nato per la nostra salvezza e celebrato sull’altare, tutti insieme come le antiche comunità di fedeli. Era Natale quando, passata la mezzanotte, ci si abbracciava per strada e ci si scambiava l’augurio di rito. Ed era Natale il giorno delle campane a festa e delle grandi riunioni delle famiglie al completo, per il pranzo, i giochi della tombola o delle carte, le chiacchiere intorno al camino.
Quel Natale quest’anno non arriverà: lo ha fermato un’organizzazione mondiale che ha pianificato la solitudine ed il silenzio, il sacrificio e la sottomissione grazie ad un nemico mortale come il CoViD, nato dal Male e non certo in una mangiatoia, concepito per distruggere l’umanità e non per salvarla.
Enrico Scarpellini