Vecchie pellicole nel fango, nascoste nelle macerie di quella che negli anni Sessanta, fu la “Pista del sole” di San Pellegrino. Un luogo “magico” lo definisce Michelangelo Oprandi, guida alpina brembana. Proprio lui, oggi 56 anni, ha recuperato tra i ruderi le immagini sbiadite di un sogno, facendone ora un film documentario. La “Pista del sole” cercò di aprire lo sci sulla plastica: vi si organizzò anche un campionato del mondo, qui gareggiarono i maggiori campioni dell’epoca, da Gustav Thoni a Fausto Radici, al francesce Jean-Claude Killy; le Nazionali italiane di sci alpino, di fondo e salto vi tennero i loro ritiri.
La pista in plastica venne realizzata da Francesco Nicola Cima, parte di una nota famiglia di industriali della carta di San Giovanni Bianco, nel 1963, sulle alture di San Pellegrino, tra Frasnito e Vetta. Cima, oggi 81enne, inizialmente pensò di realizzarla a San Gallo di San Giovanni Bianco, poi al lago di Cassiglio. Infine la scelta cadde su San Pellegrino. Attorno alla pista del sole nacque poi un centro turistico-sportivo con due piscine, un campo da tennis, un pattinaggio artificiale, una pista da bob e per il fondo e la possibilità di fare equitazione. E poi uno chalet-ristorante che per alcuni anni ospitò clientela generalmente fedele al Grand hotel, però ormai in declino.
Gli sciatori inizialmente risalivano la pista con un camioncino, poi arrivò la seggiovia. Allenamenti, gare nazionali e internazionali, raduni: la “Pista del sole” in plastica ebbe l’onore della stampa sportiva di tutta Italia e all’estero. Come ricorda il suo ideatore, “non ebbe, però grande valenza turistica. Venivano per allenarsi o i campioni per le gare, o i principianti per imparare. E qui nacquero anche maestri di sci”. Tanto rapido fu il successo, quanto rapida la decadenza. Dopo soli sei anni, nel 1968, la pista chiuse, rimase il centro sportivo, come sede di incontri di carattere culturale e sociale.
Poi, progressivamente l‘abbandono, i vandalismi. Quella che poteva diventare e, in parte, lo fu, una intuizione assolutamente all’avanguardia, finì tristemente la sua storia. “Demmo una ventata di gioventù a San Pellegrino – ricorda Cima, 81 anni -. Fu breve, ma una grande ventata di novità ”. Cima, ora, tramite quello che in termine tecnico si dice crowdfunding (raccolta fondi online), vorrebbe riattivare la pista, magari con modalità e attrattive adatte ai nostri tempi.
Intanto nell’autunno 2020, Miky Oprandi, di San Pellegrino, ha recuperato tra le macerie le pellicole che raccontano quegli anni. Ne ha fatto un film di circa 40 minuti. Quest’anno dovrebbe avvenire la prima proiezione pubblica. Un documento straordinario, con l’intervista a Francesco Cima e le immagini degli anni Sessanta di quel sogno. “Un ricordo per chi l’ha vissuto – chiosa Miky Oprandi – e un sogno per chi l’ha solo immaginato”.