“Quel pomeriggio Ernesto ha trovato una strada diversa, che l’ha portato alla casa del Padre. E non perché il Signore ha decretato che voleva così. Il Signore non vuole la morte di nessuno. E’ la vita. Sono le nostre scelte che tante volte conducono alla morte, un’imprudenza può uccidere qualcuno. La vita è un filo e abbiamo il compito di custodirlo, di proteggerlo. Di non sentirci padroni della vita. Noi salutiamo Ernesto partito per un viaggio, che anche noi dovremo fare. Un viaggio che però ci insegna non come si muore, ma come si vive. Perché i giorni dell’uomo sono come un pugno di sabbia, passano velocissimi. Non vanno sprecati. Questa è la promessa che dobbiamo fare”.
Così il parroco di San Giovanni Bianco, don Gianluca Salvi, lunedì 15 gennaio, durante l’omelia ai funerali di Ernesto Pesenti, il motociclista di 47 anni, morto l’11 gennaio in un incidente stradale. Don Salvi ha parafrasato la canzone di Guccini “In morte di S. F.” per ricordare Ernesto: “Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire. Spendere tutti i tuoi giorni passati. Se così presto hai dovuto partire”. “Che cosa è servita se la sua morte non ci mette dei punti di domanda – ha continuato nell’omelia don Salvi -. Se alla fine il suo morire non ci rende più uomini. Sarebbe il peggior affronto che faremmo ad Ernesto”.
La chiesa parrocchiale era gremita: centinaia anche le persone all’esterno ad attendere la salma arrivata dalla frazione Roncaglia, dove abita il fratello. In chiesa la compagna Simona, i fratelli Michele e Mirco, la mamma Pierangela. Al termine della celebrazione l’ultimo saluto dei fedeli nei pressi del sagrato. Poi la salma è partita alla volta di Bergamo, dove sarà cremata.
Lunedì 15 gennaio 2024