“Una delle ragazze che, insieme agli amici, ha trovato Dario Acquaroli sulla mulattiera ha tentato poi di rianimarlo con un massaggio cardiaco, seguendo anche le indicazioni del 118. Ma è stato tutto inutile”. A raccontarlo il proprietario di una seconda casa a Cespedosio, tra i primi soccorritori del ciclista.
I sei ragazzi, di origini milanese che stavano salendo dalla mulattiera verso Cespedosio, la mattina della domenica di Pasqua, hanno tentato di salvare l’ex campione di mountain bike Dario Acquaroli: hanno chiamato i soccorsi, hanno chiesto aiuto ad alcune persone che erano poco distanti dal ritrovamento. Ma ogni loro sforzo è stato vano.
Dario Acquaroli era ormai già morto. Quarantotto anni, il due volte campione del mondo è stato molto probabilmente colpito da un malore improvviso, quindi la caduta e la ferita alla testa. Ma la caduta deve essere stata ormai a peso morto, senza che il ciclista tentasse di attutire la caduta. Il caschetto di protezione era rotto. Eppure la mulattiera, che chissà quante volte aveva percorso, non era difficile. Soprattutto per un campione come lui. Per questo l’ipotesi più plausibile è che sia stato colto da un malore. Il padre era morto anche lui per malore quando Dario era ancora sedicenne, il giorno prima del suo debutto in una gara ciclistica.
Sulla mulattiera, nel punto del ritrovamento, lunedì sono stati posati alcuni fiori in sua memoria.
Acquaroli si era avviato verso Cespedosio salendo dai Piani di Scalvino intorno alle 8. Una ventina di minuti dopo, sui tornanti, è stato il rifugista di Cespedosio, in auto, a incontrarlo e a salutarlo mentre lui saliva in bici. Poi, verso le 13, il tragico ritrovamento. Lunedì 10 aprile tante le persone che si sono recate nella camera ardente, allestita nella chiesetta di San Nicola a San Pellegrino. Mercoledì 12 aprile, alle 10,30, i funerali.
Lunedì 10 aprile 2023