Sabato, 6 febbraio 2021
Sarà proprio la Val Brembana, prima fra tutte le zone dell’Asst Papa Giovanni XXIII, ad aprire la prossima settimana la strada al nuovo servizio “IFeC” (Infermieri di Famiglia e Comunità) avviato in fase di test sul territorio nazionale nelle ultime settimane. Quattro a Zogno e quattro a San Giovanni Bianco: sono questi, per ora, gli infermieri di famiglia della Val Brembana già pronti a dare supporto ai 27 medici della sanità territoriale.
Presso la Green House di Zogno si è tenuto giovedì un incontro, al quale hanno preso parte, oltre ad alcune autorità locali, i principali referenti della sanità locale e provinciale nonché i rappresentanti dell’Asst Papa Giovanni, nel corso del quale le nuove figure professionali coinvolte ed il servizio sono stati presentati ai medici di famiglia della Valle, che hanno manifestato la loro soddisfazione per l’attuazione del progetto.
Tullia Mastropietro, medico di base in sei diversi ambulatori della Valle e referente del Cdrt 19 della Media e Bassa Valle con i suoi 22 medici, fornisce le prime indicazioni: «Nelle ultime settimane sia io che Celestine Arioli (coordinatrice del Cdrt 20 dell’Alta Valle che comprende 5 medici) abbiamo iniziato, come gli altri coordinatori bergamaschi, la sperimentazione pilota di collaborazione con gli infermieri di famiglia e di comunità e devo dire che è andata molto bene. Per questo e per la particolarità del nostro territorio, con paesi dislocati lontano tra loro e con logiche di assistenza diverse a seconda della zona, abbiamo chiesto ed ottenuto da Asst Papa Giovanni XXIII di poter già coinvolgere da subito tutti i nostri 27 medici di famiglia».
Gli otto infermieri della Valle, tutti dotati di auto che consentono di coprire agevolmente l’intero territorio, sono già completamente attivabili ed il loro utilizzo, secondo la dottoressa Tullia Mastropietro, è stato motivo di soddisfazione: «Io ho già fatto alcune attivazioni e secondo me sono andate molto bene per diversi motivi: gli infermieri ti aiutano ad arrivare dove non puoi arrivare da solo come medico di base, tenendo così monitorati anche tutti quei casi che non sono ancora in contatto con i servizi di assistenza a domicilio, ma che hanno bisogno di essere seguiti; come medico non sei più solo, ma collabori con questa nuova figura, che sommata ai Cdrt e alla già esistente rete territoriale dei servizi, costituisce davvero un supporto per i medici di famiglia, anche nel facilitare le attivazioni di altri servizi e nel valutare in équipe le terapie e fragilità sociali dei pazienti».