Martedì, 2 febbraio 2021
Proprio in questi giorni l’Università di Bergamo, attraverso il rettore Remo Morzenti Pellegrini, aveva lanciato la proposta di una delocalizzazione di alcuni corsi di laurea, in particolare quelli attinenti alla montagna ed al suo contesto, da istituire nelle località più suggestive delle nostre Prealpi.
A questa ipotesi si aggiunga la difficoltà di trovare soggetti interessati alla gestione del Grand Hotel di San Pellegrino ed al completamento dei lavori di ristrutturazione, stimati in altri 26 milioni se si conservasse la destinazione ad Albergo e invece una decina per altri utilizzi, dopo che anche «QC Terme» sembra per il momento aver gettato la spugna avendo disertato il bando del Comune, proprietario dell’immobile, chiuso proprio ieri.
Due eventi questi che, uniti concettualmente, possono rappresentare una soluzione: l’idea di utilizzare i 2400 metri quadrati del piano terra, che verranno resi disponibili da giugno, per ospitare una sede distaccata dell’Università bergamasca, pur se non nuova in quanto già avanzata nel 2019, sta tornando a prendere quota.
Il Grand Hotel era stato chiuso nel 1979 e solo nel 2016 erano stati avviati i lavori di recupero e consolidamento che, per quanto riguarda il piano terra e le ampie cucine, si concluderanno appunto entro l’estate.
Nei mesi scorsi erano state quattro le società dimostratesi interessate al recupero, tra le quali «QC Terme» di Quadrio Curzio, gestore della Spa di Percassi a San Pellegrino. Le ipotesi sul tappeto sono diverse, da quella che vedrebbe con favore la realizzazione di un centro di ricerca sanitario a quella avanzata da due società per l’inserimento di una RSA per anziani.
«Ben disponibili a ospitare l’Università», conferma Vittorio Milesi sindaco di San Pellegrino, che ha già scritto anche al Governo, proponendo in alternativa l’apertura di una Scuola di alta hotellerie o una Scuola di alta cucina. In ogni caso il Comune emetterà un nuovo bando, questa volta aperto anche ad Enti Pubblici oltre che ai privati.