Ci sono realtà storiche complesse e spesso inestricabili e realtà processuali, a volte anche opposte, che complesse e tortuose lo sono in egual misura e che non di rado rimangono opache. Così come esistono casi giudiziari costruiti sul nulla, presunti accusati che alla fine si dimostrano veri innocenti, false piste percorse contro ogni logica, testimoni infedeli anche quando confessano, depistaggi e carte false: nella giustizia umana nulla o quasi è ciò che sembra.
Questo è in fondo il caso del procedimento giudiziario che ha coinvolto indirettamente l’imprenditore con base a Londra Giacomo Martignon, in riferimento alla complicata vicenda “Brembo Super Ski” per la quale Giuseppe Berera, nel 2014 all’epoca dei fatti sindaco di Foppolo, ha patteggiato una condanna a due anni e quattro mesi per corruzione e bancarotta, mentre la posizione dell’allora assessore provinciale all’urbanistica, Enrico Piccinelli, è stata stralciata rispetto agli altri imputati che hanno scelto riti alternativi.
Nello stesso contesto escono senza conseguenze dal procedimento gli imprenditori della presunta cordata Mauro Regazzoni e Flavio Papetti e l’impresario Battista Vistalli, mentre secondo il giudice Di Vita che lo ha ufficializzato nelle venti pagine delle motivazioni della sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto, non esiste luogo a procedere nei confronti di Giacomo Martignon, ex Amministratore Delegato di Devil Peak.
Così come precisa la sentenza, nel cui dispositivo si osserva tra l’altro che la chiamata in correità di Martignon da parte dell’ex sindaco Berera «vacilla in relazione all’intrinseca consistenza, precisione e coerenza delle dichiarazioni, per crollare e disintegrarsi in relazione ai riscontri individualizzanti». Secondo il giudice, non può non essere evidenziata l’assoluta carenza di riscontri esterni in ordine alla chiamata in correità di Martignon, riscontri che non ne confermano in modo alcuno l’attendibilità.
Ora che questa penosa vicenda sembra felicemente conclusa, abbiamo chiesto direttamente a Giacomo Martignon se la sua intenzione sia rimasta quella di allora, ossia dare concreto sviluppo alla vocazione turistica del comprensorio di Foppolo: «l’intenzione è rimasta quella di allora, ossia riprendere in mano il progetto rimasto nel cassetto, ma a patto che vi siano le necessarie condizioni di stabilità in tema di misure restrittive e chiusure imposte durante l’intera scorsa stagione, totalmente perduta».
«C’è disponibilità totale a lavorare per la gestione degli impianti di Quarta Baita e Montebello insieme con i comuni di Foppolo e Carona – prosegue Martignon – e tratteremo per concordare termini e costi della loro restituzione, essendo interessati anche ad acquisire Conca Nevosa e Alpe Soliva nel comprensorio di Carona».
A margine di questi progetti il futuro, per Martignon, può anche riservare un’ulteriore sorpresa per valorizzare e dare maggior respiro al territorio: dare vita a Foppolo ad una fondazione “no-profit” che, anziché gestire gli impianti con i tradizionali criteri di ricerca del vantaggio economico privato, finalizzi i ricavi allo sviluppo globale del luogo con benefici effetti sull’intera comunità.
Venerdì, 9 aprile 2021