C’erano anche loro in quel tragico 13 gennaio di dieci anni fa, sulla Costa Concordia, la nave che, alle 21,45, naufragò a poca distanza dell’isola del Giglio, in Toscana, dopo aver urtato uno scoglio. Le vittime furono 32.
Quella notte, sulla Costa Concordia, c’erano due bergamaschi: Marta, allora 24 anni, e suo papà Ferruccio Ruffoni, 56 anni, panettiere di Ornica. Così raccontarono a L’Eco di Bergamo quei drammatici istanti: «Ci siamo resi conto del rischio che abbiamo corso solo quando abbiamo toccato terra, siamo scesi dalla scialuppa e abbiamo visto quel bestione piegato di lato, la gente che veniva recuperata con i verricelli dall’elicottero e altri che arrivavano a riva a nuoto. Scene surreali: neanche adesso riesco a crederci. È stato come vivere un film».
«In quel momento ci trovavamo al bar del ponte 5 – raccontava Marta –. All’improvviso c’è stato questo enorme boato: i bicchieri hanno cominciato a cadere, è saltata la corrente e la gente ha iniziato a correre in ogni direzione, terrorizzata. Erano tutti in preda al panico. La nave ha cominciato a piegarsi, inizialmente su un lato: più tardi, invece, si sarebbe piegata sul lato opposto. Avevo capito che c’era qualcosa che non andava».
A questo punto Marta e il padre sono saliti alla loro camera, ponte 7: «Ho chiesto ad alcuni ragazzi dell’equipaggio cosa stava succedendo, ma tutti rispondevano che era solo un’avaria ai generatori. Eppure le gente era impaurita. Ho chiesto aggiornamenti a un altro membro dell’equipaggio, che mi ha parlato ancora dell’avaria. Io gli ho obiettato: “Dimmi la verità, per favore, la nave si sta piegando troppo”. Ma lui mi ha risposto che era il vento. Ma quale vento? Ero appena rientrata dal balcone e non c’era un filo di vento. Siamo tornati una seconda volta in camera, perché volevo fare altre foto dal balcone, ma a quel punto era impossibile stare fuori per l’inclinazione della nave. Erano le 22,30 e solo allora, un’ora dopo l’impatto, è suonato l’allarme: dall’altoparlante ci hanno detto di indossare i giubbotti, che avevamo in camera, e di raggiungere i ponti esterni».
Papà e figlia hanno raggiunto il ponte 4: “La nostra è stata la penultima scialuppa a lasciare la nave». A terra anche Marta e Ferruccio sono stati soccorsi dalla popolazione: «Sono stati stupendi: ci venivano incontro con le coperte. Qualcuno ferito c’era, ma nessuno era grave. A riva abbiamo visto altri naufraghi arrivare a nuoto e gli ultimi passeggeri soccorsi con il verricello».
Oggi Marta ha 34 anni: “Ci penso ancora oggi – sono le sue uniche parole – e la gente ci chiede, ma ormai è passata. Quante volte l’abbiamo raccontata”.
Giovedì 13 gennaio 2022