Una stagione invernale andata in fumo, investimenti onerosi vanificati dal rincorrersi di decreti spesso irrazionali e contraddittori, una forza lavoro qualificata costretta a trovare alternative altrove, una situazione di quasi totale abbandono con nessuna forma significativa di aiuto concreto dallo Stato: questa è stata la poco invidiabile realtà della montagna in questo ultimo anno e mezzo
Se non fosse per la proverbiale caparbietà della sua gente, per la sua tenacia nel resistere alle avversità e la sua indiscussa forza d’animo, qualità che hanno consentito di salvare il salvabile sempre con grande fede nel futuro, oggi saremmo nella necessità di ricostruire da zero il nostro turismo alpino.
E forse la situazione reale di oggi non è molto diversa da quella drammatica di una ripartenza radicale da zero, operazione che sarà possibile solo se saranno rispettate la libertà e l’autonomia d’impresa come garantisce la Carta Costituzionale e se davvero le nostre Istituzioni saranno finalmente capaci di investire in modo produttivo ed accorto i fondi che saranno messi a disposizione dalla Comunità Europea.
Chi meglio di Jonatan Lobati, Presidente della Comunità Montana Valle Brembana, può raccogliere le istanze dei Comuni brembani ed i loro progetti nell’immediato futuro? Proprio per questo gli abbiamo rivolto alcune domande, quelle che riteniamo adatte a comprendere come la Valle si stia muovendo al riguardo in vista delle opportunità offerte dal recente PNRR.
«Come Comunità Montana stiamo lavorando per predisporre dei progetti di area che riguardino direttamente o indirettamente tutti i 37 comuni o almeno una buona parte di essi – afferma Jonatan Lobati -, un lavoro di ricognizione delle necessità che potranno trovare posto nel Piano».
Esiste un’ulteriore opportunità attualmente in fase di analisi: il bando «AREST» di Regione Lombardia per il rilancio economico dei territori montani, che prevede contributi fino a 6 milioni di euro su vari livelli di finanziamento: «ci confronteremo anche con i sindaci per definire le linee sulle quali puntare tra quelle previste dal sistema – sottolinea Lobati -, e dal momento che il nostro territorio ha una vocazione turistica, sicuramente andremo a lavorare su tutto quello che può offrire attrattive in quota».
«Valuteremo anche la possibilità di interventi sulle “filiere”, come quella bosco-legno, la lattiero casearia, le coltivazioni indoor e piccoli frutti, opportunità presenti nel progetto della Lombardia: stiamo lavorando per arrivare a una proposta che condivideremo anche con il GAL (Gruppo di Azione Locale) Valle Brembana».
«Sul turismo andranno fatte delle valutazioni insieme con la Regione Lombardia, ma è chiaro che in tutto il mondo del turismo invernale, ma soprattutto per le piccole stazioni, va rivisto il modello: anche nel nostro territorio esistono situazioni di particolare fragilità e quindi dovremo trovare delle forme di finanziamento che permettano a questi impianti non solo di sopravvivere ma anche di trovare una propria stabilità per gli anni a venire».
Lobati ha idee chiare su come si dovrebbero impostare i rapporti tra proprietà e gestione per quanto riguarda gli impianti: «Sono dell’opinione che gli impianti di risalita debbano restare di proprietà pubblica ed eventualmente essere dati in gestione operativa a privati, con contratti anche pluriennali: sul nostro territorio ci sono situazioni eterogenee ma il modello che raccomanderei è quello di Valtorta, dei Piani di Bobbio, di Piazzatorre. L’auspicio è che l’annosa questione del fallimento Brembo Super Ski si risolva positivamente e che si possano trovare imprenditori privati che prendano in carico la gestione degli impianti lasciando che la proprietà sia in mano pubblica».
A questo punto Lobati avanza una proposta innovativa: «Mi auguro che la Regione Lombardia possa tornare ad investire sulla proprietà degli impianti, magari con la creazione di un fondo ad hoc, nel quadro delle progettualità legate alle olimpiadi del 2026, dove tutte le realtà che lo ritengano opportuno possano conferire gli impianti e le attività da valutare in termini contabili così da creare una società di carattere regionale che possa acquisire la proprietà di una grossa parte di impianti e che successivamente, zona per zona e attraverso opportuni bandi, individui e selezioni i possibili gestori offrendo contratti di cinque o dieci anni».
La lunga intervista a Jonatan Lobati non finisce qui, perché i temi sul tappeto sono molteplici e spesso aggrovigliati. Nei prossimi giorni pubblicheremo le risposte del Presidente della nostra Comunità Montana in materia di trasporti, servizi e idee per contrastare lo spopolamento della montagna.
Martedì, 15 giugno 2021