Lunedì, 22 febbraio 2021
Quando all’ottusità di un potere centrale si somma la passiva sottomissione dei suoi organi di controllo dell’ordine pubblico, allora per l’inerme cittadino, anche il più corretto, non c’è più scampo. Ciò che è successo ieri sulle nostre montagne, invase da migliaia di sciatori pur privati degli impianti di risalita e multati in una quarantina dai carabinieri a Colere per un risibile cavillo, offre un quadro paradossale se non perfino grottesco.
I carabinieri forestali ed i militari della compagnia di Clusone hanno infatti sanzionato il gruppo di scialpinisti sulla pista di discesa Polzone-Carbonera, vietata per ragioni di sicurezza secondo l’articolo 5 della legge regionale numero 27 del 15 novembre 2004. Forse i tutori dell’ordine ritengono trascurabile che gli impianti di risalita ora siano chiusi e quindi sul percorso non esista alcuna possibilità di rischio?
Secondo Paolo Valoti, presidente del CAI, «è chiaro che in questo tempo in cui le piste sono chiuse, è paradossale multare gli scialpinisti», anche se c’è una legge regionale e una nazionale che vietano di risalire le piste, norme che hanno sviluppato tra gli scialpinisti ed i ciaspolatori la consapevolezza dell’importanza del rispetto delle norme di sicurezza. Una legge che ha spinto alcuni comprensori come Spiazzi di Gromo, Foppolo ed in futuro Colere, a creare un percorso che fiancheggia le piste, dedicato proprio agli scialpinisti.
Multe a parte, se non si può parlare di assembramenti essendo risaputo che «di spazio in montagna ce n’è per tutti», ieri s’è assistito all’assalto delle nostre valli, come si era già intravvisto da sabato, grazie ad una giornata primaverile ed alla copiosa disponibilità di neve in quota, senza dimenticare l’incontenibile desiderio di recuperare il tempo perduto per la protratta impossibilità di varcare i propri confini comunali.
Migliaia di persone in viaggio verso le nostre località montane con le inevitabili conseguenze: provinciale 671 intasata fin da Clusone e per la «gemella» brembana, la 470, bloccata da Lenna. Quindi, fin dalla prima mattinata, valli prese d’assalto, qualcuno osserva «più che a Ferragosto, per dare l’idea», con qualche coda in attesa di poter pranzare nei rifugi, ma uso generalizzato di mascherine o scaldacollo e rigoroso rispetto delle norme anti-Covid. Colpisce la gran quantità di giovani saliti ieri in montagna e la sensazione che la gente voglia uscire, praticare sport all’aria aperta, tornare a respirare ossigeno.
Le località brembane sono state prese d’assalto, dai Piani dell’Avaro a Piazzatorre, da Valtorta fino a Foppolo: «tantissima gente che faceva di tutto – osserva Gloria Carletti, sindaco di Foppolo – bob, slittini scialpinismo, ciaspole, con gli scarponi ai piedi. Ciò dimostra come, sia con gli impianti chiusi che aperti, l’interesse per la montagna rimanga invariato. Però se avessero lasciato aprire gli impianti, che non sono certo fonte di contagio, le persone si sarebbero distribuite meglio».
Purtroppo, aggiungiamo noi, sul destino della montagna sta decidendo da troppo tempo in Italia proprio chi della montagna non conosce nulla.