Chi meglio degli studenti stessi, che vivono da mesi i disagi della didattica a distanza, può esprimere il disappunto per una mancata soluzione del problema? «In un anno si è trovato il vaccino contro il CoViD – dicono i liceali nella loro protesta pacifica – ma non una soluzione per noi».
A scendere in piazza, per la precisione Piazza Rosate in Città Alta, sono stati per primi a Bergamo gli studenti del Liceo Classico Paolo Sarpi, lo storico “Ginnasio” che ben conosco per averlo frequentato molti anni fa: «La scuola è vittima, come i professori, ma è un luogo sicuro», affermano gli studenti, mostrando pessimismo sull’ipotesi di riapertura il prossimo 25 gennaio.
Attrezzati con cartellone di protesta («Anche l’istruzione è un’emergenza, ridateci la scuola in presenza»), coperte, cappellini, guanti e computer portatili, in una decina hanno preso posto su sedie distanziate secondo le norme sul piazzale davanti alla loro scuola per seguire le lezioni a distanza.
A parere degli studenti le scuole andrebbero riaperte perché «non sono un luogo di contagio ma un luogo dove si può stare insieme in sicurezza, condizione indispensabile per la propria salute mentale e fisica: anche la socialità e la condivisione sono importanti, almeno quanto la didattica».
«In questi giorni – osserva Antonio Signori, dirigente scolastico del Sarpi – abbiamo iniziato gli scrutini e i docenti hanno rilevato un calo di risultati ma soprattutto di entusiasmo con la didattica a distanza, in particolare in chi aveva già qualche difficoltà».
In ogni caso sono tutti consapevoli che l’ostacolo più rilevante alla riapertura non sia la presenza fisica degli studenti in classe ma le modalità di trasporto da e verso gli istituti scolastici: a questo riguardo le scuole bergamasche si sono già coordinate con i responsabili di TPL e con la Prefettura per garantire la massima sicurezza sanitaria.
Bergamo, 9 gennaio 2021