La guerra stava per terminare, mio padre nella Regia Marina navigava sotto la “linea gotica”, mia madre incinta si era rifugiata con mia nonna in un paesino della Val Cavallina, lontano da rastrellamenti e bombardamenti, un luogo che sapeva di latte appena munto, di erba falciata e di fieno, le case addossate l’una all’altra, spessi muri di sassi, piccole finestre quadrate, cortili discreti e silenziosi e tra i pochi frettolosi passanti brevi cenni di saluto, in stretto dialetto bergamasco, da quelle parti ricco di acca aspirate, quasi incomprensibile.
Quella era Gaverina, l’antica frazione di Piano, ai piedi del Colle Gallo, a cui si accedeva grazie ad un impegnativo sentiero, mentre più a monte Altino e Altinello erano il Santuario e un susseguirsi di prati e di boschi, con i leggendari “tri fò”, i tre faggi. Dalla frazione di Piano con uno “stradone” polveroso si scendeva a Gaverina, poi alle Fonti e quindi a Casazza, nei pressi del lago di Endine.
L’estate della mia infanzia significava tornare a Gaverina con i miei, a rivedere quei luoghi rurali che il tempo rispettava da secoli, a risentire il profumo di erba e di fieno, ad ascoltare con un profondo senso di pace i campanacci delle mandrie al pascolo, ad ammirare la sera nei vicoli il gioco delle luci ed ombre di deboli lampioni sospesi dondolanti tra le case.
Sono tornato qualche tempo fa nel luogo dove sono nato, con l’aiuto allora consueto della levatrice: l’ampio stanzone con il tetto di legno è diventato un bilocale ristrutturato secondo le moderne esigenze, il vasto loggiato, la “lobbia” al piano superiore è scomparsa dietro un muro di facciata perfettamente intonacato, non si sente più il profumo del latte appena munto e della polenta scodellata sulla tavola accanto al camino. I campi non sono più la vita stessa degli abitanti, la bottega da falegname in fondo al vicolo non c’è più da tempo, sul greto del torrente ormai non si sente più il penetrante odore delle pelli dei fichi che servivano per fabbricare grappa secondo antichi rituali.
Oggi quel paese che conoscevo e dove sono venuto al mondo non esiste più, e forse questo per chi ci abita è una fortuna: perché in questi tempi dobbiamo vivere, spesso sopravvivere, facendo i conti con nuove regole, nuovi rapporti sociali, nuovi orizzonti futuri.
E tra queste nuove regole, in termini concreti, si possono annoverare tutte quelle iniziative che rientrano negli obiettivi per il 2030 dell’agenda sostenibile delle Nazioni Unite e si mostrano in linea anche con le politiche europee del patto verde europeo, il “Green Deal”.
Di risparmio energetico quindi si parla, anche nella mia natale Gaverina, che ogni anno risparmierà almeno diecimila euro grazie alla graduale e completa sostituzione dell’illuminazione pubblica, con trecento nuove lampade a led in luogo delle vecchie lampade al sodio. Altri cinquanta punti luce erano già stati sostituiti in precedenza al Municipio, al centro sportivo e nei parchi gioco. Ci vorrà tuttavia ancora qualche settimana per portare lo stato di avanzamento dei lavori dall’attuale 75% al 100%.
Un progetto significativo con un impegno finanziario di meno di centomila euro, 81.000 dei quali finanziati grazie ad un bando del Ministero dell’Interno in tema di sicurezza e 15.000 ricorrendo a mezzi accantonati nel bilancio comunale.
Enrico Scarpellini
Domenica, 26 settembre 2021