Come dimenticare quella mattina di giovedì 25 gennaio 2018? Erano quasi le sette, mancavano solo tre minuti, quando il treno regionale di Trenord per pendolari n.10452, che collega Cremona con Treviglio e Milano, appena lasciata alle spalle la stazione di Pioltello Limito e diretto a Porta Garibaldi, era uscito dai binari in località Seggiano di Pioltello.
Dal groviglio di lamiere contorte furono estratti un centinaio di feriti e tre vittime tutte nella terza carrozza: le bergamasche Maddalena Ida Milanesi e Pierangela Tadini e la cremonese Alessandra Giuseppina Pirri, impiegata di 38 anni, la più giovane delle tre vittime.
Dopo tre anni ieri finalmente a Milano l’udienza preliminare davanti al GUP Anna Magelli, che non ha avuto dubbi nel decidere di mandare a processo tutti i dieci imputati, nove fra dirigenti e funzionari di Rete Ferroviaria Italiana e la stessa RFI, la società del gruppo FS che si occupa della rete ferroviaria sull’intero territorio nazionale compreso quel tratto di binario in avaria che causò il disastro.
Secondo il teorema accusatorio dei PM Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, accolto integralmente dal GUP, l’incidente fu la conseguenza di una serie di carenze dettate dalla volontà di risparmiare nella manutenzione e nella sicurezza: il GUP ha invece respinto la proposta di patteggiamento a 3 anni e 6 mesi, pena considerata incongrua rispetto alle contestazioni, per il dirigente Ernesto Salvatore, che all’epoca era responsabile di RFI del Nucleo manutentivo lavori di Treviglio e che non operò affinché «fosse garantita la sicurezza» della linea e del binario danneggiato.
Il prossimo 12 ottobre inizierà il processo ordinario davanti ai giudici della quinta sezione del Tribunale penale di Milano: alla sbarra gli imputati rinviati a giudizio per disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose. Sarà Maurizio Gentile, allora Amministratore Delegato di RFI, l’imputato eccellente in questo processo dove saranno una sessantina, fra coloro che rimasero feriti ed i parenti delle vittime, a costituirsi parte civile. La Rete Ferroviaria Italiana figura tra gli imputati in quanto lo prevede la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti per i reati commessi dai propri dipendenti.
Le reazioni a caldo sono ovviamente discordanti: gli avvocati di parte civile si dichiarano soddisfatti che non si sia ceduto al tentativo delle difese dei dirigenti di scaricare le responsabilità sui lavoratori della parte bassa della gerarchia mentre i legali degli imputati contestano la ricostruzione dei fatti da parte della Procura e mostrano ottimismo prevedendo ampi margini di assoluzione.
Per rispetto alle vittime ed alla verità , c’è da augurarsi che questa vicenda, a differenza di troppe altre nel nostro Paese, non finisca con una raccomandazione verbale a chi si sente protetto e intoccabile ed al contrario una pena «severa ed esemplare» all’ultimo operaio che esegue solo gli ordini ricevuti.
Martedì, 22 giugno 2021