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Alle RSA bergamasche arrivano le fatture per i tamponi

Mercoledì, 17 febbraio 2021

Una sgradevole questione di “palanche” quella che coinvolge l’Asst Papa Giovanni XXIII e la ventina di RSA della bergamasca (da Villa d’Almè a Almenno San Salvatore da Piazza Brembana a San Pellegrino e poi la città), alle quali sono pervenute le fatture per l’avvenuta esecuzione di tamponi CoViD-19 tra gli scorsi mesi di luglio e dicembre: 63 euro per ciascun tampone e 5 euro per ogni test sierologico. «Un insulto, non paghiamo», questa la risposta in prima battuta di molti dei destinatari del conto salato da saldare, da tremila e fino a ottomila euro.

Si tratta di esami eseguiti sugli ospiti delle RSA che manifestavano sintomi, ma anche sui nuovi utenti, secondo le linee guida regionali, che impongono di compiere preventivamente il test sugli anticorpi e due tamponi a distanza di 14 giorni, anche nel caso di negatività.

Sembrava ovvio a tutti che tali analisi fossero a carico del sistema sanitario regionale, ma non per l’Asst Papa Giovanni XXIII, secondo cui il riferimento normativo dovrebbe essere la delibera della giunta regionale 3954 del 30 novembre 2020 essendo decaduta quella del 30 giugno scorso che poneva queste prestazioni a carico del sistema sanitario regionale.

Tuttavia il problema dovrebbe trovare presto una soluzione: «Stiamo facendo le opportune verifiche», scrive infatti il direttore sociosanitario Giuseppe Matozzo ricordando che la Dgr XI/3226 del 30 giugno, nel disporre la regolamentazione degli ingressi degli utenti attraverso un programma di screening, definisce espressamente che “i costi degli accertamenti laboratoristici secondo le suddette procedure sono a carico del sistema sanitario regionale”.

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