Di Isabella Milesi (dall’ultimo numero di Val Brembana Mag)
Andrea Offredi, 40 anni, di San Pellegrino, ha sempre avuto un legame speciale con l’acqua. Fin da giovanissimo ha ottenuto diverse qualifiche nel mondo subacqueo, affiancando istruttori nei centri diving in Egitto e diventando a soli 17 anni guida subacquea. Negli anni ha trasformato la sua passione in una professione, diventando istruttore e iscrivendosi al corso di laurea in Gestione e conservazione dell’ambiente marino dell’Università di Genova.
La sua carriera, fra lavoro, studio e progetti, sembrava in continua ascesa, finché il 29 agosto 2008 la sua vita ha preso una svolta drammatica. Durante un’immersione Andrea ha accusato un malore e, una volta riuscito a emergere, è stato trasportato d’urgenza e trattato in camera iperbarica.
Il danno era grave: un’embolia al midollo spinale lo ha portato a perdere progressivamente sensibilità alle gambe, alle braccia e al tronco. Dopo diversi giorni di trattamento in Egitto, è stato trasferito in Italia, prima a Genova e poi alla Clinica Quarenghi di San Pellegrino Terme, dove ha affrontato un lungo percorso riabilitativo.
«Sono entrato in clinica che muovevo testa, braccio destro e leggermente il braccio sinistro, e sono uscito avendo recuperato bene le braccia, il tronco, fino a riuscire a stare in piedi e a fare qualche passo», racconta.

Durante la riabilitazione, Andrea ha riscoperto un’altra sua passione: la fotografia. Avendo accumulato un vasto archivio di immagini durante gli anni da subacqueo, ha iniziato a venderle come stampe d’arredo. Con il tempo, sono arrivate richieste per nuovi scatti e Andrea è diventato fotografo commerciale e pubblicitario. Tuttavia, il suo percorso non è stato semplice: oltre a dover reinventarsi a livello lavorativo, ha dovuto affrontare un significativo aumento di peso dovuto alle cure, con allo stesso tempo la necessità di ritrovare l’indipendenza che aveva appena perso. «Mi sono trovato ad avere le competenze accumulate per una vita completamente inutili, azzerate – racconta -. Se fino a quel momento mi identificavo come istruttore subacqueo, improvvisamente questa via non era più percorribile. Serviva quindi reinventarsi».
È così che ha scoperto l’handbike: iniziando con brevi percorsi Andrea ha finito per appassionarsi seriamente allo sport. Da sempre dietro le sue scelte e il suo impegno, Andrea ha avuto un pensiero di fondo: «Tu puoi decidere se vivere da malato, oppure convivere con la tua forma di disabilità, cercando di trarre il più possibile dalla tua capacità residua».

L’AMICIZIA CON ALEX ZANARDI
Nel 2016 ha deciso di cercare maggiore stabilità lavorativa e ha vinto un concorso pubblico, iniziando a lavorare all’anagrafe del Comune di Zogno. La svolta sportiva è arrivata nel 2017, quando ha scoperto il progetto «Obiettivo 3» di Alex Zanardi, nato per preparare e selezionare tre atleti per le Paralimpiadi di Tokyo 2020.
Con gli ottimi risultati ottenuti nelle competizioni, il sogno paralimpico sembrava a portata di mano, ma la realtà si è fatta sentire: per competere ai massimi livelli, servivano più allenamenti e più tempo, ma Andrea non poteva permettersi di lasciare il lavoro e la vita familiare che iniziava a costruire. Ha così rinunciato alla possibilità di qualificarsi per Tokyo 2020: «A questo punto mi sentivo mancante su tutti i fronti: sportivo, famigliare, lavorativo, personale. Volevo e potevo dare di più in ognuno di questi aspetti, ma investire in uno significava trascurare persone e impegni appartenenti alle altre sfere. Non è il sacrificio che spaventa, ma il doverlo imporre a chi ti sta vicino. Le 24 ore di una giornata non bastavano e a questo punto serviva darsi delle priorità, capire cosa è effimero e cosa davvero ti crescere nella vita. Io ho scelto al meglio per me e rifarei le stesse scelte».
Dopo essersi allontanato dall’agonismo, ha cercato una nuova sfida.
LA MARATONA DI NEW YORK
Grazie all’incoraggiamento di Zanardi e di suo padre, ha provato la carrozzina da atletica e nel 2019 ha corso la Maratona di New York per poi cimentarsi l’anno successivo nel mezzo Ironman di Cervia, in versione virtuale a causa della pandemia. Oggi Andrea ha trovato il suo equilibrio tra lavoro, sport e famiglia con la moglie Stefania Busi e la figlia Vittoria.
«Sono un po’ meno ambizioso, ma do molto più valore al mio tempo e ho imparato a riconoscere certi privilegi che la vita ti dona che forse da giovane dai per scontato. Apprezzi molto di più le piccole cose come potersi alzare in piedi, prendere qualcosa da uno scaffale alto o guidare dopo anni senza poterlo fare e la cosa più importante di tutte, il privilegio di poter avere e dare stabilità alla propria famiglia».
Andrea continua a coltivare tutte le vecchie passioni, seppur ridimensionate, persino la fotografia, sperimentando l’uso del drone, perché se c’è una cosa che la sua storia insegna è che nella vita si può sempre trovare una nuova strada se si è disposti a essere onesti con i propri limiti e si ha la voglia di mettersi in gioco.

La storia di Andrea Offredi sul numero di marzo 2025 di Val BrembanaMag
Domenica 30 marzo 2025