Inizia mercoledì 24 luglio il Festival della Commedia dell’arte in Valle Brembana: cinque spettacoli fino a domenica 28 luglio, a Dossena, San Giovanni Bianco e Camerata Cornello.
Mercoledì 24 luglio – DOSSENA (Carale) ORE 21:15
in caso di pioggia Biblioteca
STORIE E LEGGENDE BERGAMASCHE
Lettura scenica di un racconto originale scritto dagli studenti del corso di Storia del teatro medievale e rinascimentale del Dipartimento di Lettere, Filosofia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Bergamo.
Messo in scena e coordinato da Alberto Fumagalli e Tommaso Ferrero di Compagnia Les Moustaches.
Giovedì 25 luglio – SAN GIOVANNI BIANCO (Oneta) ORE 21:15
in caso di pioggia Teatro dell’Oratorio
PANTALONE MEMENTO MORI
Spettacolo di burattini di Commedia dell’Arte per adulti di L’Aprisogni Teatro di Burattini e Paolo Papparotto.
Venerdì 26 luglio – CAMERATA CORNELLO (Cornello dei Tasso) ORE 21:15
in caso di pioggia Palazzetto
LA FAME DELLO ZANNI
La Fame dello Zanni, fra le più note giullarate di Dario Fo, è il racconto di una fame disperata, grottesca e smodata, che spinge lo Zanni, prototipo di tutte le maschera della Commedia dell’Arte, a mangiare se stesso pur di saziare il suo irresistibile appetito.
da Mistero Buffo di Dario Fo e Franca Rame
Con Matthias Martelli
Sabato 27 luglio – SAN GIOVANNI BIANCO (Piazzale degli Alpini) DALLE ORE 9:00
VENITE TUTTI IN PIAZZA TRA DUE ORE
Un progetto di Fondazione Ravasio sostenuto da Fondazione Cariplo. Si tratta di un furgone allestito a piccolo Museo e Teatro dei burattini in viaggio che nella mattinata di sabato allieterà bimbi e famiglie con un momento di laboratorio.
Domenica 28 luglio – DOSSENA (Piazza della Chiesa) ORE 21:15
in caso di pioggia Teatro dell’Oratorio di San Giovanni Bianco
STRIGHE MALEDETTE!
È il 1518, a Edolo, in Valle Camonica, quando una tremenda siccità, unita a un morbo che uccide uomini e animali, getta il paese nel caos più totale. I villani sono esausti, le strighe hanno colpito di nuovo!
Produzione Stivalaccio Teatro
INGRESSO GRATUITO
“La Val Brembana – è la presentazione del comitato organizzatore – ha generato nei secoli numerose storie tradizionali, spesso violente e feroci, che mettono al centro le nostre paure primordiali: l’abbandono, la malattia, la carestia, la fame, la morte, gli uomini selvatici. Non è un caso che la tradizione della commedia dell’arte prenda le mosse in valle dove è forte il mito dell’uomo selvatico: essere controverso che vive nei boschi, ai margini della società, con caratteristiche talvolta demoniache, signore degli animali, amico degli spiriti dei boschi, come ce lo rappresenta l’affresco di Oneta di San Giovanni Bianco. Esisteva in epoca molto antica una maschera chiamata Homo Selvadego, villoso, armato di un nodoso bastone, protagonista di molte rappresentazioni ludiche o carnevalesche. Di questa figura popolare si impadronì alla fine del XVI secolo la commedia popolare per dare nuovo spicco alla maschera dello Zanni, progenitore di Arlecchino.
E dalle storie più suggestive e spaventose della Valle siamo partiti per immaginare anche un percorso laboratoriale dedicato ai ragazzi dell’Università di Bergamo, guidati da due drammaturghi professionisti. Del lavoro emerso sarà fatta una restituzione pubblica nella prima serata del Festival.
Il festival, quest’anno concentrato in una sola settimana, entra poi nel vivo con tre proposte di compagnie nazionali che portano in valle spettacoli che affondano le radici nelle leggende comuni a gran parte del territorio italiano. Avremo uno spettacolo di burattini per adulti da un canovaccio tipico del teatro in baracca in cui i personaggi, in questo caso Pantalone, hanno a che fare con Signora Morte. Proseguiamo poi il gradito ritorno in Valle di Matthias Martelli che ci presenta il suo nuovo lavoro, che ha debuttato solo un anno fa, sullo zanni. Martelli usa un canovaccio di Dario Fo per dare voce allo Zanni: metafora di tutti i derelitti, gli sconfitti, gli “affamati” che ancora oggi cercano riscatto.
In questa stagione abbiamo dedicato un piccolo spazio, sabato mattina, anche ai più piccoli che, grazie alla magia di un furgone-museo immaginato dalla Fondazione Ravasio, potranno avvicinarsi con un laboratorio alle amate teste di legno.
A chiudere il festival la nuova produzione di Stivalaccio Teatro che racconta, con il linguaggio della commedia dell’arte, la vicenda, comica e straziante insieme, di quattro donne ritenute streghe in attesa dell’esecuzione capitale.
Un filo rosso ben evidente lega quindi tutti gli eventi del festival: al centro delle storie che abbiamo scelto quest’anno, ci sono personaggi che tradizionalmente occupano uno spazio che sta al di fuori della comunità di riferimento e che incarnano, per motivi diversi, le paure della comunità stessa che reagisce attivando strategie difensive.
Il teatro, per sua natura, è uno strumento di catarsi: rappresentare su un palcoscenico paure, dolori, angosce aiuta a controllarle e a superarle. La commedia dell’arte, le sue maschere più antiche e i primissimi canovacci prendono le mosse proprio da questa urgenza. Un’urgenza sempre attuale”.
Martedì 23 luglio 2024