La montagnaterapia, mediante l’utilizzo per esempio di escursioni o di scalate, può costituire un valido strumento pedagogico nel percorso terapeutico di persone affette da problemi di dipendenza. Un’attività in ambiente è infatti utile a mantenere la funzione del cervello per tutti, incluse le persone con dipendenza. In particolare, serve a gestire e controllare gli stati emotivi che spingono all’abuso di sostanze. Il solo movimento è in grado di produrre effetti benefici sulla psiche.
A dirlo è stata la psichiatra dott.ss Roberta Sabbion, direttrice del Dipartimento Dipendenze dell’ASFO (Azienda Sanitaria Friuli Occidentale) di Pordenone e presidente della Società Italiana di Montagnaterapia.
Due sono i meccanismi che entrano in gioco durante l’attività fisica: la neuroplasticità, che regola le funzioni cognitive ed esecutive, e il sistema del piacere. In particolare, l’esercizio fisico influenza e migliora la capacità del cervello di modificarsi grazie alle interazioni con l’ambiente esterno e alle esperienze vissute nel bene e nel male. Il cervello è infatti un organo dinamico, modificabile, plastico da un punto di vista sia strutturale sia funzionale.
Per quanto riguarda la relazione tra montagnaterapia (ovvero esercizio fisico svolto all’aperto) e dipendenza è verosimile che i benefici siano legati anche all’allentamento dello stress garantito dal movimento. Lo stress prolungato, infatti, è corresponsabile della condizione di fragilità emotiva che suggerisce il ricorso alle sostanze d’abuso. Questo vale, comunque, solo per la reazione da stress cronicizzata, che non diminuisce mai.
In realtà è lo stress troppo intenso e prolungato a rivelarsi nocivo per la sfera psico-fisica, a favorire una dipendenza. L’attività fisica rappresenta uno dei modi più efficaci per contrastare lo stress cronico, a maggior ragione se affrontata immersi nella natura, dove l’aria è meno inquinata e i panorami sono un nutrimento per lo spirito. Il piacere, compreso quello che può essere indotto dalla frequentazione della montagna, favorisce la liberazione di neuromediatori come la dopamina, un ormone che si trova in diverse regioni del cervello che regolano la motivazione, le emozioni e la sensazione di piacere favorendo la liberazione di endorfine e di endocannabinoidi. Altro fattore importante è la liberazione di GABA (acido gamma-amminobutirrico), una molecola naturale antistress, neurotrasmettitore, presente in grande quantità nel cervello, prodotto dall’esercizio fisico. Grazie a un’azione di tipo ansiolitico, ha effetti positivi sul comportamento e sugli stati emotivi, come ostilità, rabbia e aggressività.
L’esercizio fisico libera dopamina solo se ci si trova in un’area di piacere, altrimenti lo stress aumenta e si esce da questa. Ecco il beneficio della montagnaterapia anche nel campo delle tossicodipendenze e non solo.
È infine molto importante conoscere bene le persone con cui si affronta un’escursione, essere in sintonia con il loro sentire: solo così l’esperienza e la fatica condivise possono acquisire un valore terapeutico significativo. Per rendere l’escursione un’occasione favorevole al controllo della dipendenza sarebbe necessario che tutti gli attori fossero capaci di ascolto, nonché aperti al confronto e al cambiamento. Il ritmo armonico della camminata è comunque destinato a stimolare il cervello, se quest’ultimo è predisposto a riceverne il beneficio. La fotografia e la scrittura, affrontate contestualmente, possono aiutare il lavoro di formazione, incoraggiando a confrontarsi, invogliando a rivedersi.