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Inverni più caldi e senza neve: si cercano alternative per il turismo di montagna

Da anni per trovare la neve in montagna bisogna salire di quota: non bastano più le località sotto i 1500 metri d’altezza, quelle che un tempo attraevano gli “sciatori della domenica” dalle vicine città di pianura. E sono sempre più frequenti le stagioni invernali nelle quali gli impiantisti hanno bisogno di integrare le scarse precipitazioni naturali con costosi innevamenti artificiali.

Su questi temi batte da tempo Legambiente Lombardia, che redige un dossier annuale, “Nevediversa”, con l’obiettivo di illustrare le condizioni di impianti da sci dismessi o abbandonati e analizzare gli ingenti costi ambientali ed economici per sostenere il comparto sciistico laddove gli effetti del cambiamento climatico sono tangibili nell’assenza di precipitazioni nevose. La soluzione proposta da Legambiente, alla luce dell’attuale emergenza sanitaria e del “Green Deal” europeo, è ripensare il turismo invernale con l’obiettivo di valorizzare realtà che già da tempo promuovono alternative al business dello sci da discesa.

Sono attualmente 21 in Lombardia gli impianti di risalita dismessi. Due sono nella bergamasca: lo skilift sul Monte Poieto, nel Comune di Aviatico, inutilizzato dagli anni ’60, e la seggiovia sul Monte Arera nel Comune di Oltre il Colle, smantellata nel 2012.

«Il Green Deal, – secondo Legambiente Lombardia –, impone di affrontare il sistema montagna nella sua globalità e nelle sue potenzialità, non come un’appendice della città, della quale ci si ricorda solo perché non si può andare a sciare. La rincorsa alla montagna dell’era Covid ha messo in luce il problema della mobilità, con piccole aree prese d’assalto con parcheggi selvaggi e una frequentazione irresponsabile dei territori, che sono ecosistemi delicati. Il turismo dello sci rappresenta un settore economico essenziale per molti centri montani, ma l’offerta turistica invernale in Italia ha anche molte altre alternative interessanti per un turismo soft e più sostenibile, che andrebbero accompagnate».

«Un turismo su cui vogliamo puntare»: a Oltre il Colle il sindaco Giuseppe Astori sta operando proprio in questa direzione, con il progetto tuttora allo studio per la rigenerazione ed il recupero della seggiovia dismessa, che si trova al centro di una zona frequentata in estate ma anche in inverno per escursioni e porta quindi anche turisti diversi dagli sciatori di discesa.

Anche per Aviatico l’idea è di puntare sul recupero degli impianti abbandonati presenti sul Monte Poieto. Lo conferma il sindaco Mattia Carrara: «a una quota così bassa dove si trovano queste strutture e con la temperatura in aumento nei prossimi anni, puntare sulla neve e lo sci di discesa non è più opportuno. Per quello, se mai qualche privato fosse interessato, parleremmo di progetti, sempre turistici, ma per un inverno di tipo diverso».

C’è un ultimo tema sul quale puntare l’attenzione: le aree montane vanno protette dagli appetiti speculativi che potrebbero essere scatenati da grandi eventi come i Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina del 6 febbraio 2026, ed al fine di evitare situazioni già troppo spesso viste, sarà necessaria una forte vigilanza su progetti e conti economici.

Per concludere, alcune domande senza risposta: che cosa potrà accadere sul territorio una volta passata l’euforia dei Giochi? Se le condizioni climatiche ed economiche non consentissero il rilancio tanto atteso, le sovrastrutture che saranno state realizzate resteranno, come tante altre in Italia, solo costose cattedrali nel deserto?

Domenica, 21 marzo 2021

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