Domenica, 14 febbraio 2021
Domani era la data fissata per la riapertura degli impianti sciistici. Un giorno che turisti, sciatori, gestori di impianti, ristoratori e albergatori attendevano da mesi, l’inizio di un recupero almeno parziale dei danni provocati dalla lunga fermata. Era questa la promessa, che aveva indotto gli imprenditori a perfezionare le regole di sicurezza, a rendere gli impianti adeguati a tutte le linee guida ufficializzate, ad investire ulteriormente per evitare sorprese.
Invece le sorprese da parte di un ministro inopinatamente sopravvissuto al cambio di esecutivo ed un “Comitato Tecnico Scientifico” di dubbia capacità ed esperienza che ancora legifera in luogo del Parlamento hanno deciso che la montagna può aspettare, che il turismo invernale non interessa a Roma, che la filiera legata alla neve può essere sacrificata senza alcuna remora.
L’alibi, che appare ridicolo se si valutano altre situazioni tollerate sebbene comportino ben maggiori rischi, sarebbe «la variante inglese, giunta in Europa proprio passando dagli impianti di risalita in Svizzera». Questa la sentenza di Walter Ricciardi, consigliere del reiterato ministro della Salute Roberto Speranza.
«In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia e gli impianti da sci rientrano in tali attività. Non andrebbero riaperti», insiste Ricciardi, che rincara la sua visione catastrofica aggiungendo: «È necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata».
Sembra evidente che il “comitato” degli esperti in tuttologia abbia scelto di assassinare definitivamente il turismo invernale, dopo aver massacrato quello estivo e l’intera economia del Paese.