Domenica, 31 gennaio 2021
Se la montagna non va all’Università, per i motivi più svariati, allora l’Università andrà nel territorio. E questo potrebbe essere sotto la Presolana o l’Alben, al Curò o sotto il Resegone: in fondo è questo lo spirito che ha animato UniBg, l’Università di Bergamo ed il suo rettore Morzenti Pellegrini, nel progettare una diffusione a livello territoriale. Obiettivo è la rigenerazione delle aree interne e identifica diversi contesti come l’alta Valle Brembana, l’alta Valle Seriana e la Valle di Scalve.
Una presenza stabile sul territorio, non soltanto in città, rappresenta un modello già adottato da altre università: l’Università di Verona, ad esempio, ha una sua sede distaccata ad Alba di Canazei, dove nella bassa stagione vengono organizzati corsi intensivi, mentre Padova l’ha aperta a Bressanone.
A Edolo c’è l’Università della montagna che si avvale, per molti corsi, dei docenti dell’Università di Bergamo che, per il momento, ha già aperto percorsi residenziali a Bratto, Gromo ed al Passo del Tonale: corsi di perfezionamento e formazione per i direttori generali di Regione Lombardia e delle aziende ospedaliere.
«Ma – sottolinea il rettore – si potrebbe pensare anche a master o dottorati che richiedano periodi intensivi brevi: con una residenzialità e una localizzazione territoriale potremmo allungare questi periodi o, come nel caso di Canazei, proporre un mese intensivo di recupero per gli studenti rimasti fermi per un incidente, una malattia, oppure per studenti lavoratori».
E perché non aprire sulle nostre Prealpi anche un nuovo corso di laurea magistrale specialistica proprio sulla montagna e sulla valorizzazione dell’ambiente montano? Destagionalizzando i flussi turistici, in occasione di questi corsi professori e studenti potrebbero portarsi al seguito anche le loro famiglie.