Ieri al Gewiss si sono viste due facce della Dea: quella del primo tempo, stordita dopo soli tre minuti dal giallorosso Dzeko, lasciato indisturbato da Romero al centro dell’area atalantina e graziata dal palo di Spinazzola sei minuti dopo su uscita sconsiderata di Gollini, ma anche inconcludente o quasi assente per tutto il primo tempo, e quella sfolgorante del secondo tempo, con la discesa in campo del campione sloveno Josip Iličić.
Suo il merito del cambio di passo della Dea, non solo per la sensazione di sicurezza trasmessa a tutta la formazione, ma per la mole e la qualità del lavoro svolto in campo: un assist vincente a Zapata per il momentaneo pareggio ed un altro a Gosens per il sorpasso, poi il gol che ha fissato il risultato sul 4-1, dopo aver scartato Ibañez e neutralizzato Smalling.
Ilicic ha così cambiato la partita, a dispetto delle probabili “gufate” del fantasma di Gomez che sembrava aleggiare in quel primo tempo senza fantasia. Ma provvidenziale è stata anche, nella seconda frazione della partita, l’entrata di Muriel che ha impiegato pochi istanti per fulminare la rete giallorossa firmando il momentaneo 3-1.
Forti di gambe, di proposta calcistica, di testa, di orgoglio e volontà. Forti al punto da ritrovarsi già a ridosso delle prime della classe, nonostante gli impegni in Europa e gli alti e bassi in campionato.
Per trascorrere un buon Natale, la Dea deve quindi espugnare il campo del Bologna e migliorare la propria classifica in chiave coppe europee: un traguardo che difficilmente potrà essere condiviso con il nostro capitano, quel Papu Gomez che resterà sempre e comunque nel nostro cuore.