Ogni buon bergamasco nella propria memoria riserva uno spazio speciale a quelle lunghe notti che ogni anno preparano il 13 dicembre, il giorno di Santa Lucia. E chi non ricorda la tenera abitudine di lasciare sul davanzale della finestra un po’ di paglia o una carota per l’asinello ed un bicchiere di latte tiepido con qualche biscotto per la Santa, impegnata nella distribuzione dei doni?
Erano momenti di eccitazione, di emozione e di attesa, per quel piccolo miracolo che avveniva sotto i nostri giovani occhi: la mattina il bicchiere di latte era vuoto, il cibo per l’asinello era scomparso, segno evidente che davvero la Santa era passata e i doni, modesti come i tempi imponevano anche ai santi, aspettavano di essere spogliati delle loro confezioni colorate in un tripudio di infantili gridi di gioia e di sorpresa.
E per i bimbi che non avevano “fatto i bravi” la delusione di un pezzo di carbone, che poi si sarebbe sciolto in bocca, durava lo spazio di una lacrimuccia, perché Lucia la Santa di Siracusa ma anche bergamasca da innumerevoli generazioni non avrebbe mai punito un suo piccolo devoto. La poesia, il sogno romantico, la fede in un avvenire migliore in quei tempi coloravano la vita e la rendevano ricca di emozioni e di sentimenti genuini.
La “letterina a Santa Lucia” era un momento fondamentale, era necessario trovare un equilibrio tra i desideri e la possibilità di realizzarli, una dura prova che impegnava i genitori a non creare per i loro figli false speranze ma anche un’occasione per allargare lo sguardo a chi non avrebbe potuto ricevere nulla, neppure in quella notte. La generosità e l’altruismo non sono sempre doti innate, a volte hanno bisogno di essere coltivate.
Anche oggi le famiglie e i loro figlioli scrivono a Santa Lucia, ma sempre più spesso i desideri non riguardano giochi e frivolezze, ma regali più personali e ricchi di valori umani: un pensiero ed un saluto per chi è partito per un lungo viaggio senza ritorno, una preghiera per la guarigione di una persona cara, la soluzione di un grave problema che coinvolge tutta la famiglia.
Ed in questo lugubre anno, che ha messo duramente alla prova la nostra gente e la terra bergamasca, il desiderio più forte e corale che tutti rivolgono a Santa Lucia: la fine dell’incubo chiamato “coronavirus” ed il ritorno alla serenità perduta.