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I lupi avanzano, San Giovanni Bianco: “Sbranate 21 pecore. Abbiamo paura”

I lupi avanzano. Le reti elettrificate non bastano, i cani da guardia non bastano. I risarcimenti agli allevatori montani sono insufficienti e non sempre corrispondenti al numero di capi realmente persi.

Le predazioni, soprattutto di pecore e capre – quelle sì – aumentano. Ormai è allarme lupo nella Bergamasca, soprattutto in alta Val Seriana, ma non è da meno la Valle Brembana. Il caso più eclatante, nella nostra valle, tra il 31 agosto e il 3 settembre di quest’anno, sul Cancervo di San Giovanni Bianco: una razzia di 21 capi a un allevamento che ne conta un centinaio.

Da pochi giorni l’allevatore ha deciso di prendere un secondo cane da guardia, ma ormai – dice – “non so se tornerò in alpeggio in estate con capre e pecore, abbiamo paura per quanto potrebbe succedere”.

C’è chi difende i lupi in nome soprattutto della biodiversità (“la natura si regola da sé”), chi – invece – ricorda che ormai il nostro è un territorio troppo antropizzato per una convivenza pacifica e l’eliminazione di oltre un secolo fa del canide ha motivi validi.

LA PREDAZIONE SUL CANCERVO, IL RECUPERO CON SIMONE MORO

La recente predazione (10 dicembre) in val del Riso e sul monte Grem, al confine con la val Serina, ha riacceso il dibattito. Tra pro e contro il lupo. Il ritorno sulle Alpi (progetto finanziato dall’Europa anche in Lombardia) – questo è pacifico – non è stato privo di problemi. Ma torniamo al caso recente e più eclatante in Val Brembana. Vittima l’azienda agricola (anche con bovini e asini) di Camilla Vigorelli, 23 anni, con il compagno Alex Bonaldi, 31, alla Pianca di San Giovanni Bianco. Tra il 31 agosto e il 3 settembre, sul vicino monte Cancervo, hanno subìto la predazione di 18 pecore e 3 capre (con il cane da guardia Maremmano ferito). “Sei le abbiamo trovate subito, sbranate – raccontano Alex e Camilla – le altre le abbiamo trovate morte nell’arco di un mese. Altre ferite le abbiamo recuperate grazie all’aiuto fondamentale dell’alpinista Simone Moro, che le ha cercate con il suo elicottero. Lo ringraziamo per averci salvato almeno alcuni capi”.

“SOLO NOVE I CAPI CHE CI HANNO RISARCITO”

“Ma dei 21 capi che abbiamo perso – continua Alex Bonaldi – solo 9 ci sono stati risarciti, perché le altre pecore le abbiamo trovate morte dopo, lontano. Erano fuggite. La rete elettrificata spesso non è sufficiente, così come non è stato sufficiente un cane da guardia, un maremmano femmina. Da una settimana abbiamo anche un pastore della Sila maschio. Sono cani che difendono il gregge: il rischio è che, in estate, attacchino anche le persone, magari escursionisti, che dovessero avvicinarsi al gregge. Insomma, per noi il lupo è un grosso problema. La prossima estate torneremo in alpeggio? Con asini e vacche, ma non so se porterò capre e pecore”.

Dopo il caso in val del Riso di nuovo si è riacceso il dibattito suoi social: “La natura fa il suo corso”, da un parte; dall’altra chi avanza il rischio di lupi che, “non facendo differenza tra le prede”, possano attaccare anche l’uomo, in particolare i bambini.

foto Copyright Valbrembanaweb

Camilla Vigorelli con il Maremmano da guardia
Alex Bonaldi con uno dei suoi asini

QUARTERONI: “CREIAMO ALLEVAMENTO DI MAREMMAMI, DOBBIAMO DIFENDERCI”

Sulla necessità di una difesa interviene anche Hans Quarteroni di Serina (originario di Piazza Brembana), allevatore di bovini di razza Highlands scozzesi: “Io, per la difesa della mandria, ho due Maremmane femmine, provenienti dalla Calabria. Per adesso nessun problema, le vacche sono sempre monitorate da loro. Se qualcuno avesse un maschio Maremmano per un accoppiamento, potrei mettere a disposizione degli allevatori della Val Brembana i cuccioli, per difendersi. Perché, prima o poi, i lupi arriveranno”.

Hans Quarteroni con un Maremmano
Capre e pecore dell’azienda di Camilla Vigorelli, originaria di Milano

Mercoledì 13 dicembre 2023

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