Come cercare di evitare il ripetersi di incidenti come quello accaduto domenica mattina 26 marzo, sul tratto di ciclabile della Valle Brembana, tra Sedrina e Botta? Provando a invitare i pedoni a camminare contromano. La soluzione è quella proposta dal presidente di Aribi (Associazione per il rilancio della bicicletta) di Bergamo, Claudi Ratti, che interviene nella discussione nata a seguito di quell’incidente.
Un pedone di 35 anni, di origini salernitane ma residente a Sedrina, mentre camminava in direzione Botta provenendo da Sedrina, è stato investito da un settantenne in bici da corsa mentre imboccava la galleria Maivisto. E’ stato ricoverato all’Humanitas Gavazzeni e sottoposto a un intervento chirurgico al braccio sinistro.
“Questa è una delle conseguenze dell’avere asfaltato l’ex sedime del treno. Oltre che avergli tolto “bellezza”, l’asfalto “invita” a correre e sulla ciclopedonale in oggetto, transitano con la velocità per cui sono concepite, le bici da corsa – dice la presidente di Aribi Claudia Ratti -. Non solo quelle, anche le Ebike che oltre ad andare un pochino più veloci, in caso di urto, pesano molto di più. Da un po’ di tempo ne parlo anche con un grande dirigente del “Grande ciclismo” come il presidente del Panathlon Bergamo Gianluigi Stanga. E si conviene su una soluzione che normerebbe queste situazioni di commistione “pedoni” e “ciclisti“. In sostanza si tratterebbe di chiedere un “sacrificio”, se cosí si può definire, al PEDONE, facendolo camminare in “CONTROMANO“. Questo per fare sì che veda chi sopraggiunge e non se lo ritrovi alle spalle magari all’improvviso con le conseguenze che una breve “deviazione” dell’uno o dell’altro, potrebbe causare”.
“Servirebbe anche “monitorare” che siano rispettati “i limiti di velocità” dei ciclisti e gli obblighi per quanto riguarda i dispositivi luminosi, e questi su situazioni come la ciclopedonale della Valle Brembana, andrebbero imposti anche ai pedoni. Purtroppo il passaggio dalla luce esterna al buio e viceversa, creano per quell’attimo, disorientamento e possibili incidenti conseguenti. Il fatto di chiedere lo sforzo al pedone é dettato solo dal fatto che si eviterebbe di confondere il ciclista che rispettando il codice della strada, deve mantenere il lato destro. Tutto questo andrebbe indicato con appositi cartelli, quindi segnaletica orizzontale e verticale e andrebbero ricercate nel codice della strada, le possibilità di provare a “sperimentare” su questo tratto, qualcosa che se “riducesse” l’incidentalità, si potrebbe esportare in tutte le situazioni di “ciclopedonalità” simultanea. Questo è un magnifico percorso, definito fra i più suggestivi d’Europa. E’ all’attenzione degli enti coinvolti e sono certa che a partire dal presidente Jonathan Lobati della Comunità montana, ci sarà una riflessione sul tema, a titolo di prevenzione in attesa dei flussi estivi dei turisti, anche se questa meravigliosa infrastruttura é già un virtuoso esempio di “destagionalizzazione” , perché fruita e fruibile 365 giorni l’anno. Speriamo che il ciclista responsabile dell’accaduto, si faccia avanti e si assuma le proprie responsabilità dando segno di senso civico e rispetto. Me lo aspetto. Per lo sventurato pedone, l’augurio che si possa rimettere in salute evitando le conseguenze peggiori e ne esca con meno traumi possibili. Come Presidente di A.Ri.Bi. confermo tutta la disponibilità a trovare soluzioni di sicurezza che non scontentino nessuno”.
Giovedì 30 marzo 2023