Ci sono le montagne. C’è una fitta nevicata – che di questi tempi, è sempre benvenuta – e c’è il dialetto (bergamasco). Nel romanzo d’esordio di Alberto Marzocchi c’è spazio per i luoghi – e le atmosfere – della sua infanzia e adolescenza. Trentatré anni, ha lasciato Piazzatorre dopo la maturità, ma col cuore – e la testa – vi fa ritorno appena può.
Ed ecco perché il romanzo “Sul confine – Una storia di giornalisti, ubriaconi e spie cattivissime” (edito da Scatole Parlanti) sia pieno di riferimenti a Bergamo e alla sua provincia. «È il secondo libro che scrivo – racconta – ma il primo di narrativa. È un giallo atipico, perché nelle mie intenzioni dovrebbe divertire il lettore. In questo senso mi sono ispirato allo stile irriverente di Joe Lansdale. I fatti si svolgono nel 2055 – spiega Marzocchi – in un’ambientazione distopica (descrizione di una realtà immaginaria del futuro, ndr). La distopia però non riguarda tanto la tecnologia, che mi sono immaginato tutto sommato simile alla nostra, quanto la società. C’è un governo dispotico, l’Unione europea non c’è più e sta per scoppiare una guerra tra Italia e Francia. Ho preso certi aspetti tipici del tempo in cui viviamo e li ho portati alle estreme conseguenze: le persone si ammazzano di alcol dalla mattina alla sera e sono poco interessate a ciò che succede intorno a loro».Marzocchi fa il giornalista ed è, a proposito di montagna, maestro di sci (ha insegnato per sette anni a Valtorta-Piani di Bobbio).
GIORNALISTA ALLA REPUBBLICA, E ORA A “IL FATTO QUOTIDIANO”
Alberto Marzocchi ha collaborato per quattro anni con L’Eco di Bergamo, poi a 24 anni ha iniziato a collaborare con Repubblica e Radio Capital, finché nel 2018 è entrato nella redazione milanese de il Fatto Quotidiano. Tra i tre protagonisti del suo romanzo c’è un giornalista: «Il cronista viene dalla Bergamasca, anche se nel libro non specifico da dove, esattamente. E ha una figlia che è soprannominata, in modo affettuoso ‘Brachetì’. Era il nomignolo che mi dava mia nonna quand’ero piccolo: ‘Braca de òss’ o, appunto, ‘Brachetì de òss’. Al giornalista si aggiungono altri due personaggi improbabili. I tre vengono coinvolti in una vicenda che sarebbe oggettivamente seria, cioè un omicidio, se solo loro non la rendessero buffa».
I tre sventurati, loro malgrado, finiscono per essere indagati dalle forze dell’ordine. Così a un certo punto sono costretti a compiere un viaggio apparentemente suicida. E qui ritorna la montagna: «Il clou del romanzo si svolge lungo il confine tra Italia e Francia, a Claviere, in alta Val di Susa – racconta Marzocchi – perché è tra quei due Paesi che sta per scoppiare il conflitto. Ma io, confesso, a Claviere non sono mai stato. Così mi sono immaginato che i miei personaggi salissero sul Monte Torcola, sopra Piazzatorre, e che i fatti più importanti del libro si svolgessero dove sciavo da piccolo».
Martedì 25 gennaio 2022