La vicenda dell’ex senatore di ALA ex PdL Enrico Piccinelli si complica.
Si parla del Piano di Governo del Territorio relativo a Foppolo, finito in tribunale per una vicenda complicata e vergognosa, una questione di tangenti a molte cifre, in margine all’inchiesta sulla Brembo Super Ski (BSS) e la sua girandola di illeciti, da un incendio doloso al sospetto di una tangente da record: qualcuno avanza l’ipotesi di un milione di euro, ma di certo 780 mila, di cui 300 mila per un «versamento» che si sospetta fasullo.
Tra richieste di patteggiamento e riti abbreviati, l’ex senatore si «fa in due», come la cifra incriminata: su una quota veste i panni dell’accusato mentre sull’altra è parte civile ed accusa di millantato credito i suoi accusatori.
Questo l’antefatto. Nel 2018 per l’ex sindaco di Foppolo, Giuseppe Berera, viene sottoposto a misura cautelare in carcere per una mazzetta sulla compravendita della seggiovia Conca Nevosa. Ma buona parte dell’interrogatorio di convalida si concentra su ben altri denari: quel famoso milione di euro che avrebbe dovuto assicurare, nel 2014, la realizzazione del suo sogno, ossia la stazione sciistica della Val Brembana. Racconta della valigetta di contanti ritirata a Bergamo alla rotonda dei Mille e consegnata in via San Francesco ma, soprattutto, del coinvolgimento di Enrico Piccinelli, a quel tempo assessore provinciale e senatore di Forza Italia.
Nei giorni scorsi si è tenuta l’udienza preliminare. Davanti al GUP Vito Di Vita sono comparsi i difensori e nessuno degli 11 imputati. Piccinelli respinge gli addebiti, come ha sempre fatto, costituendosi anzi parte civile per i 300 mila euro millantati e qualificati come traffico di influenze illecite, dichiarandosi pronto ad affrontare un eventuale processo per corruzione.
In cinque hanno invece formalizzato, attraverso i rispettivi legali, la richiesta di patteggiamento: Berera, che punta a sfilarsi con una pena di 2 anni e 4 mesi, l’ex sindaco di Valleve Santo Cattaneo, che vuole patteggiare 2 anni con pena sospesa, stessa richiesta da Maria Cristina e Fulvio Boccolini, i fratelli contabili, lei di Villa di Serio, lui di Bergamo, legati da rapporti di lunga data con Piccinelli.
Questi ultimi hanno confessato di aver fatto veicolare il denaro all’ex assessore. A loro dire, Piccinelli prese 275 mila euro dei 480 mila celati in contanti in una valigetta. Il resto, più 270 mila dei 300 mila spostati a Mendrisio dal bresciano Sergio Lima, titolare della quinta richiesta di patteggiamento, sarebbe rimasto a loro. Di questa tranche svizzera, d’intesa con Berera, che ottenne i restanti 30 mila euro, nulla sarebbe arrivato all’ex politico, contrariamente a quanto fatto credere ai «finanziatori».
I costruttori e gli imprenditori coinvolti a vario titolo nella partita, secondo l’accusa, sono Mauro Regazzoni, Flavio Papetti, Battista Vistalli e Giacomo Martignon. Tutti negano, ma con posizioni diverse: quelle di Regazzoni e Papetti sono più sfumate. Con Vistalli sono già stati ammessi al rito abbreviato, mentre Martignon ha chiesto un rito abbreviato condizionato all’esame di Berera e Maria Cristina Boccolini, sempre che il GUP non accolga l’eccezione che potrebbe costringere la Procura a rinotificare la chiusura delle indagini. Si deciderà il 12 prossimo gennaio, CoViD permettendo.
L’undicesimo ed ultimo imputato, l’81enne Renzo Bordogna, accusato di aver investito per conto dei Boccolini i fondi pervenuti a Mendrisio, ricorrerà al gratuito patrocinio.