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Mandrie di cinghiali pronte ad assalire e conquistare anche la bergamasca

Estrema periferia del capoluogo orobico, tra Valtesse e Petosino, lungo la provinciale che porta alla Valle Brembana: una località immersa nel verde, qualche costruzione colonica,

uno sviluppo ordinato, rapporti sociali schietti, tipici della nostra gente, come da tradizione secolare. «Caràter de la rassa bergamasca: fiama de rar, sòta la sènder brasca», come sosteneva il poeta dialettale Giacinto Gambirasio.

Quegli animi in questo periodo si stanno però accendendo rapidamente e non certo a torto: come Roma e molte grandi città italiane ed europee, anche la bergamasca Ponteranica è terreno scelto quale temporanea residenza da aggressive mandrie di cinghiali che non riconoscono la proprietà altrui e le norme della rispettosa convivenza con i cittadini del luogo.

Il cinghiale, definito scientificamente «Sus scrofa Linnaeus», appartiene alla famiglia dei Suidi: dai suoi luoghi d’origine, Eurasia e Nordafrica, grazie alle sue straordinarie doti di resistenza e adattabilità, è riuscito a diffondersi ovunque, dando anche luogo a varianti autoctone. Si tratta di un mammifero molto bellicoso e combattivo, ricercato per la sua carne saporita, sebbene in alimentazione sia considerato secondario rispetto alla sua versione addomesticata: il maiale.

I cinghiali sono animali dalle abitudini notturne: durante il giorno, riposano distesi in buche nel terreno che essi stessi inizialmente scavano col muso e gli zoccoli fra i cespugli ed escono prevalentemente dopo il tramonto alla ricerca di cibo ed acqua. Vivono in gruppi composti da una ventina di femmine adulte coi propri cuccioli, guidate dalla scrofa più anziana, mentre i maschi formano altri gruppi in più ampie porzioni di territorio.

In genere i gruppi rimangono nello stesso luogo finché ci sono sufficienti risorse, per poi abbandonarlo alla ricerca di aree più ricche di cibo: questo spiega l’apparizione improvvisa di cinghiali in aree dove storicamente non è mai stata registrata la loro presenza.

Così sarà anche per la mandria che cinge d’assedio Ponteranica e che sta devastando i terreni privati e gli orti di molti residenti, come ad esempio quelli in via IV Novembre, entrando perfino nelle abitazioni. Provengono dal bosco e salgono dagli argini del Morla, in gruppi numerosi ed a più riprese, seminando un comprensibile panico ma anche e soprattutto esasperazione. Una situazione dannosa per le proprietà, i raccolti e l’equilibrio floro-faunistico-paesaggistico dell’ente Parco dei Colli di cui la zona fa parte.

Alberto Nevola, sindaco di Ponteranica, ma anche Oscar Locatelli, presidente del Parco dei Colli, si sono già mossi ufficialmente presso la Regione Lombardia affinché venga restituita all’Ente Parco dei Colli la competenza sugli interventi di eradicazione della specie con modalità più sicure ed ambientalmente sostenibili ma con lo stesso «modus operandi» che la normativa consentiva sino a fine febbraio 2019, quando è entrato in vigore il Decreto Dirigenziale regionale n. 2598: sino ad allora l’azione svolta dal Parco dei Colli di Bergamo, attraverso i propri Operatori Faunistici Volontari (OFV), aveva consentito di tenere sotto controllo con ottimi risultati la popolazione dei cinghiali.

Venerdì, 1 ottobre 2021

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