Dopo i cortei a difesa dei servizi di base dell’ospedale di San Giovanni Bianco, dopo le sanzioni amministrative recapitate ai cittadini e ai sindaci della Val Brembana e dopo la bufera sollevata dalla pioggia di tali multe, ieri 21 settembre alle 11 il preannunciato incontro presso la Prefettura di Bergamo.
Mentre ai cancelli di via Tasso i membri del comitato di difesa “Ospedale Vivo” dimostravano con cartelli e striscioni, nel “salone di Ulisse” al piano superiore si affrontavano due agguerrite squadre: da un lato i sindaci di San Giovanni Bianco, San Pellegrino, Serina, Piazzolo, Averara, Piazza Brembana e Lenna, con gli assessori di Val Brembilla e Zogno e il presidente dell’Ambito, al lato opposto Maria Beatrice Stasi, direttrice del Papa Giovanni XXIII con i direttori di dipartimento Luca Lorini, Stefano Fagiuoli e Luigi Da Pozzo. A presiedere l’incontro il prefetto Enrico Ricci.
A voce alta, a volte anche troppo, il confronto si è sviluppato per oltre tre ore sul futuro dell’Ospedale di San Giovanni Bianco, che da tempo soffre di una situazione insoddisfacente: nei giorni feriali chiude alle 17, nei weekend è deserto e gli ambulatori funzionano al minimo regime, con servizi sempre più ridotti e per questo, ovviamente, utenti in diminuzione.
A Maria Beatrice Stasi il compito di ribadire l’assicurazione del mantenimento dei servizi di cura previsti per «un ospedale di base in zona disagiata» e la realizzazione di un «ospedale di comunità», a gestione prevalentemente infermieristica, aumentando i posti letto all’ultimo piano del presidio ospedaliero che oggi non è utilizzato, ed investendo i fondi previsti dal PNRR, in aggiunta ai servizi già offerti.
Le rassicurazioni di Maria Beatrice Stasi non sono bastate a calmare gli animi, e neppure l’elenco delle iniziative in programma, come un nuovo specialista in Medicina e, da novembre, un nefrologo e uno specialista per la chemioterapia, un progetto per attivare l’ospedale di comunità all’ultimo piano, nuove apparecchiature e interventi.
Da Luca Lorini l’affondo più dirompente: «Le regole della sanità prevedono di operare in sicurezza con buoni risultati: se la sera c’è da operare la frattura di femore di un anziano, in una struttura che lo fa dieci volte l’anno c’è il rischio di morte del 20%, al Papa Giovanni è sotto l’1%. L’infarto mioplastico o l’angioplastica non si possono fare, ma interventi chirurgici non a rischio, senza bisogno di terapia intensiva e ricovero sotto i cinque giorni, quelli si possono fare ma tenendo sempre presente quando per un paziente è meglio essere dirottato a Bergamo. Capisco il senso di appartenenza ma bisogna guardare i risultati».
Come appare ovvio, si tratta di un tema molto caldo e per discuterne in modo incisivo si è deciso di istituire un tavolo tecnico, non di direzione ma di studio, al quale i sindaci saranno rappresentati da medici di base o esperti di fiducia da loro nominati, portatori di richieste precise. Una decisione sulla quale non si è avuta una reazione unanime, come sottolineato da Jonathan Lobati, sindaco di Lenna ma anche Presidente della Comunità Montana Valle Brembana: «sicuramente positiva è la ripresa del dialogo, ma restano molti punti da chiarire sui quali la risposta è stata carente».
Per Marco Milesi, sindaco di San Giovanni Bianco, «il territorio chiede un ospedale efficace sulle 24 ore mentre la week surgery punta su interventi programmati, cosa a vantaggio dell’azienda». Giorgio Cavagna, sindaco di Serina, appare più ottimista: «la volontà sembra essere quella di trovare soluzioni appropriate, speriamo che il percorso iniziato dia risultati». Vittorio Milesi, sindaco di San Pellegrino, è il più critico: «chiediamo di avere gli stessi servizi di un ospedale analogo al nostro come quello di Piario, ma non possiamo accettare che nonostante il pronunciamento dei 37 sindaci, la raccolta di 10 mila firme e una manifestazione, per l’Asst tutto va bene e siamo noi che non comprendiamo».
Mercoledì, 22 settembre 2021